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Comune di Pagno
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Un po' di storia

Incuneata tra la Valle Po e la Valle Varaita, la breve Valle Bronda si estende alle spalle di Saluzzo. Dalla capitale dell’antico marchesato una agevole strada, la provinciale n.47 “di Valle Bronda”, si snoda lungo un paesaggio verdissimo, con l’incantevole quiete delle colline coperte da frutteti e vigneti di uva di Pelaverga nella parte inferiore, e di boschi ombrosi di castagni, faggi e querce nelle zone alte. La strada prosegue in quota con alcuni tornanti raggiungendo il valico del Colletto Basso, immerso tra boschi cedui e castagneti, noto come Colle Brondello – Isasca (mt. 820,00) per poi scendere ad Isasca e con una pratica strada intervalliva in Valle Varaita, tra Venasca e Brossasco.

La Valle Bronda prende il nome dal torrente omonimo che nasce alla base di un monte prossimo al Colle di Brondello e scorre, alimentato da altre acque provenienti dai monti di Pagno lungo tutta la valle e giungendo in corrispondenza del territorio comunale di Saluzzo a confluire nel fiume Po.

La vallata ha una profondità pari a 5.300 m ed una larghezza che all’inizio è di soli 150 mt. e si accresce rapidamente per arrivare all’ampiezza  di 1.250 mt.

I comuni che costituiscono la Valle Bronda sono Castellar,  Pagno e Brondello e l’intero territorio è inserito all’interno della Comunità Montana Valli Po, Bronda e Infernotto (vedasi foto a lato).

La Valle Bronda è una delle aree agricole piemontesi più  favorite, grazie, da un lato, alla sua conformazione breve e di bassa quota (350 - 800 mt. s.l.m.) e dall’altro alle ottime condizioni climatiche con estati fresche e ventilate ed inverni mediamente miti. Basti pensare alla tradizione secolare di Pagno - condivisa con Castellar e Brondello - del vino di Pelaverga (che ha ottenuto la denominazione di origine controllata dalla raccolta del 1996 come “Colline saluzzesi D.O.C.”).  Di colore rubino trasparente, con un leggero sapore di fragola - lampone, il Pelaverga è ottenuto al 100% dal vitigno tipico della zona, coltivato in terreni collinari soleggiati. Non basta l’uva per produrre il Pelaverga, si parla di regole segrete, tramandate oralmente di generazione in generazione e  di una particolare vinificazione.

La storia del Pelaverga si perde nella leggenda, scomodando Giuliano Della Rovere, ovvero Papa Giulio II, che si vuole conquistato da questo vino, inviatogli ogni anno in dono dalla Marchesa di Saluzzo Margherita de Foix, al punto da concedere molti favori alla casa marchionale, tra cui l’erezione di Saluzzo a Diocesi ed a civitas nel 1511.

Questa produzione è oggi in via di estensione, anche grazie all’interessamento del Comune di Castellar che ha reimpiantato a Pelaverga la proprietà di S. Guglielmo che è ora vigna sperimentale, alla ricerca di vitigni e tipi di coltivazione e vinificazioni ottimali.

La Valle Bronda inoltre è terra di frutteti ed in particolare di meleti che trovano  condizioni favorevoli d’altitudine, luminosità ed escursione termica.

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